giovedì 21 agosto 2025

Questo libro è come una birra lager

Questo libro è scorrevole, si fa leggere e fluisce. Mentre lo leggevo, da grande bevitrice mi ha fatto pensare ad una birra lager. Beverina, ne puoi bere molte senza sentire l'ebbrezza che arriva, scorre tra le chiacchiere con gli amici al tavolo di un pub.
Ma è quella che prendo se non c'è molta scelta, non è quella che ti svolta la serata.

Indubbiamente scritto bene, troppo perfetto e costruito in ogni tratto, questo determina poca naturalezza nei dialoghi e nei rapporti tra i personaggi abbastanza stereotipati.
La storia, o meglio le varie storie che vengono raccontate, partono tutte da un evento drammatico accaduto su una spiaggia. Le due cugine Betta e Miriam in una notte d'estate vengono violentate e una delle due muore, mentre Miriam sopravvive, con la morte interiore.
Miriam non parla mai a nessuno della sua presenza quella notte e nessuno si ricorda di lei,  e pian piano inizia a scomparire e a chiudersi in se stessa. A nessuno viene mai di chiedersi nulla, ognuno stretto nel proprio dolore e indifferenza.
Un libro sull'incomunicabilitá del dolore grande, sul preferire non porsi domande perché le risposte sarebbero troppo devastanti da accettare. Su come si avverte, quando capita qualcosa di doloroso, che ci sia una linea netta tra un prima e un dopo e sul come quel dopo sia atroce per il silenzio che piomba, su come tutto svanisce perché la vita va avanti senza lasciare alcun danno apparente.
Un libro pregno(troppo) di temi, invece scrittori che io adoro mi hanno insegnato che si può scrivere un capolavoro, pur non mettendo tanta carne al fuoco con semplicità.
Non penso di aver perso tempo e lo consiglierei senza dubbio perché è un bel libro(nonostante il finale alla harmony), ma continuo a preferire una bella, fresca e media IPA.

sabato 17 maggio 2025

QUESTO POPOLA HA GIÀ ESPIATO IL PASSATO E L'AVVENIRE

Quando scrivo la recensione di un libro, procedo in parallelo con la lettura. Di questo libro è stato impossibile.

Ho scritto, cancellato, riscritto, nuovamente cancellato, ho anche provato disagio nei confronti di chi mi avrebbe letto, perché non sarebbe stata onesta qualsiasi cosa avrei scritto. Per non raccontare troppo, sarebbe stato tutto "una grande menzogna".

Il libro è diviso in tre parti. La guerra. Un paese non precisato, la città di K. Due gemelli che vengono affidati, dalla mamma in fuga, alla nonna.
Due bambini che restano nel cuore per la generosità,  l'intelligenza e l'acume nonostante il brutto che li circonda.
Non soccombono al fatto che "la guerra ha reso tutti avari ed egoisti", ma condividono quello che hanno e con ingegno trovano i modi per procurarselo e offrirlo a chi ha bisogno.
Un racconto duro, smorzato dal fatto che a raccontarlo siano due bambini, due corpi un'unica persona. La fame, la guerra scatena l'esigenza di soddisfare i bisogni primari, senza nessuna umanità. E quando le persone hanno fame sono disposte a tutto pur di sopravvivere, senza dignità, senza nulla dei valori più alti che ci rendono umani.

Nel primo, il racconto è narrato in prima persona plurale (essendo gemelli) ed è del tutto singolare. Non sappiamo i loro nomi e nei vari avvenimenti loro si muovono come un'unica persona. Nel secondo libro, gli eventi sono narrati da Lucas uno dei due ed è come se nella loro separazione hanno iniziato ad avere una personalità a prescindere dall'esistenza dell'altro.
Il terzo è impossibile commentarlo, si chiama "la terza menzogna" ed è una spiegazione di tutta la storia ed è narrato da Claus, l'altro.

Sono stordita da questo libro che comunque ritengo un capolavoro. Ad ogni modo questa mia recensione è una grande menzogna, l'unica cosa vera che posso dire è che riesce a narrare la guerra e come a pagarne le spese più grandi siano i bambini. Narra la condizione di esilio, l'amore per la propria terra, per la scrittura e la lettura che salvano sempre, quello che forse ha provato l'autrice Agota Kristof.
Questo libro è molto vero e di conseguenza crudo e duro, come solo la vita riesce ed esserlo, non poteva essere altrimenti, perché è scritto sulla carne.

venerdì 2 maggio 2025

Philip Roth: Il Teatro di Sabbath. Tradito dal sogno dell'infinità o dal fatto della finitezza

La colonna sonora di questo libro è stata Planet Caravan dei Black Sabbath.
Inevitabile l'associazione con il nome, mentre la canzone è arrivata da sola, forse perché il tema di questo libro per me è la morte in varie forme e questa canzone mi ci fa pensare.
Confermo che la sua scrittura mi devasta e ci sono passaggi che resteranno per sempre dentro di me.
Il maialesco Sabbath faceva il burattinaio nel teatro degli Indecenti(quale miglior nome), la sua carriera viene stroncata dall'artrite alle mani e da uno scandalo. È sposato in prime nozze con Nikka e seconde nozze con Roseanna "che si ammazzata di alcol per due motivi inoppugnabili: tutto quello che non era successo, e tutto quello che invece era successo." ed ha un'amante Drenka(che ho immaginato come Marisa Laurito), con forme soffici ed accoglienti.

Da burattinaio nel lavoro e nella vita,amante e maestro di inganni, artefici e irrealtà a burattino con i fili mossi dal dolore.
Ho provato pena e tristezza per quest'uomo così triste e solo, che per "sfuggire alla tirannica cupezza della madre- e il patetico avvilimento di suo padre" porta allo stremo eccessi e perversioni, forse per sentirsi vivo per pochi istanti.

Mickey Sabbath un tempo è stato felice, in una casa con una mamma fischiettante e premurosa, fino alla morte del fratello Morty.
C'è stato un tempo eppoi "niente più torta alle mele, niente pane con i datteri e le noci, niente sformati: tornando da scuola non trovava più niente a cuocere in forno".
C'è stato un tempo in cui "c'era un gennaio, febbraio, marzo, aprile, maggio, giugno, luglio, agosto, settembre, ottobre, novembre, dicembre. E poi gennaio. E poi un altro gennaio, la scorta dei gennai non finiva mai, e dei maggi, dei marzi. Avevano l'infinità. E lui era cresciuto a infinità, e mamma...erano una cosa sola.
Sabbath è stato tradito "dal sogno dell'infinità o dal fatto della finitezza".

mercoledì 9 aprile 2025

Hai mai sentito la voglia di andar via, pur sentendo la voglia di restare?

Sono una lettrice sin da piccola.
Ricordo che andavo a scuola controvoglia, ma non vedevo l'ora di tornare a casa per proseguire con il libro che avevo iniziato.
Adesso, a distanza di molti anni, da adulta, penso di aver capito che gli scrittori che mi piacciono, che entrano nella rosa dei miei preferiti sono coloro che ti danno la sensazione che scrivere sia semplice.
Roth è tra i miei preferiti, adoro la sua scrittura, ma questo libro non mi ha colpita.
Ne apprezzo la sua capacità di "girare le frasi": "Scrivo una frase, e la giro. Scrivo un’altra frase, e la giro. Poi le rileggo e le giro tutte e due. Vado a pranzo, torno, guardo le frasi, le cancello e ricomincio”, la capacità di far sentire un'emozione non spiegandola letteralmente, ma evocandola:"Non si caccia via una donna dopo trentacinque anni perché preferiresti vedere una faccia nuova sopra il tuo succo di frutta", questo è uno degli innumerevoli esempi, in modo speciale ha detto tutto e lo trovo molto bello nei confronti del lettore, ma nonostante ciò, nonostante dialoghi strepitosi, questo libro non mi ha lasciato nulla.

lunedì 31 marzo 2025

Per quanto noi ci crediamo assolti Siamo per sempre coinvolti

Come una pietra d'inciampo, questo libro per mesi, nei modi più disparati lo ritrovavo davanti.
Ne ero affascinata, più volte sono entrata in libreria l'ho sfogliato senza prenderlo e alla fine è arrivato a me.

Si tratta di una storia vera, narrata dall'autore in contatto con il protagonista. Probabilmente in molti la conoscono già, Jean-Claude Romand ha ucciso la moglie i figli e i genitori perché per 18 anni ha finto di essere qualcuno che non era. Non era un medico affermato, non aveva conseguito la laurea, non aveva fatto i vari concorsi, non era un ricercatore dell'OMS. Ogni giorno indossava il completo, usciva per andare a lavoro e trascorreva la giornata a camminare nei boschi o a leggere il giornale nei bar.
Jean-Claude Romand vive in un contesto "dove hanno tutti lo stesso tenore di vita: abitano in comode ville, il marito va in ufficio in Mercedes e la moglie prende la Volvo per occuparsi della spesa e di svariate attività associative. I bambini frequentano la scuola Saint- Vincent, privata e costosa. All'interno di questa piccola comunità Jean-Claude e Florance erano figure note e stimate, sicché tutti quelli che li avevano conosciuti adesso si chiedevano; da dove venivano i soldi? Se non era chi sosteneva di essere, allora chi era quell'uomo?"

Questo libro mi ha profondamente disturbata.
Partendo da me e dallo scrittore!
Questo feticismo del dramma, delle menti umane criminali, che spinge Carrère ad essere ossessionato da questa storia chiedendo a Romand di poterla raccontare in una ricerca epistolare addirittura ossequiosa e "avendo senso di colpa per non essere a sua volta colpevole". È disturbata nei miei confronti, per aver pensato molto a questo libro, per aver scritto per anni ad un detenuto nel braccio della morte, per aver seguito sempre programmi su eventi simili, per aver cercato sempre serie sull'argomento.
Umanità?amore per i misteri della mente umana?amore nei confronti dei lettori e desiderio di raccontare eventi reali?
Sicuramente, ma non solo, diciamocelo, il male affascina!
Abbiamo timore di dirlo e allora facciamo come gli amici di Jean-claude Romand che oltre a disturbarmi mi hanno disgustata. Nei giorni postumi alla tragedia a riunirsi nei salotti, a chiedersi come fosse possibile, che mostro avessero avuto sempre accanto.
Luc, migliore amico "con la sua smania di mostrarsi altruista, la stessa che lo spingeva a caricare gli autostoppisti, a dare una mano agli amici durante i traslochi e a distribuire grandi pacche sulle spalle quando questi erano giù di corda.
Studiavano insieme medicina, eppure Jean-Claude si è fermato al secondo anno.
<<Però i risultati degli esami vengono affissi. Lei aveva degli amici. Nessuno ha notato che il suo nome non compariva?>>.
<<No. Le assicuro che non sono andato ad aggiungerlo di mio pugno. Fra l'altro gli elenchi erano dietro i vetri delle bacheche>>.
<<È  un mistero>>.
<<Anche per me>>.

Jean-Claude Romand impara da bambino a dire bugie "e quando rimani incastrato in questo ingranaggio, per non deludere, la prima bugia chiama la seconda, e poi avanti tutta la vita.""

Mi è capitato di leggere tante recensioni su questo libro e di base vi è uno sconcerto su come sia riuscito a creare un mondo di bugie con conseguenze nefaste.
E mi chiedo: ma davvero nessuno ha mai detto una bugia?nessuno si è mai reso conto del meccanismo che s'innesca velocemente e da cui è difficile uscirne?
Penso sia più frequente di quanto pensiamo il rischio che possano esserci situazioni simili, certo magari non con questo epilogo, ma di aspettative tradite nella realtà e reinventate con finzione.
Io bugie ne ho dette purtroppo e la ricordo quella sensazione d'angoscia che descrive molto bene Carrère. Non è certamente paragonabile e non tutte le bugie sono uguali, ma il meccanismo è il medesimo e non voglio fingere che sia assurdo comprenderlo.
Era sotto gli occhi di tutti, ma nessuno considerava questo uomo, un pó un fantasma di sé stesso, nessuna amicizia vera che avesse cura della persona. A me ha fatto sconcerto la non attenzione che nella nostra società è dilagante.
Secondo voi non sono coinvolti gli amici che studiavano assieme, che quando lui si è chiuso in un monolocale non uscendo più si limitavano a qualche domanda:"Hai visto Jean-Claude ultimamente?".No, nessuno l'aveva visto, né a lezione né in reparto, chissa cosa stava combinando.(...)era una figura di secondo piano."

Con la futura moglie che quando studiavano "hanno preso l'abitudine di studiare insieme, interrogandosi a vicenda", ma che avrà constatato(ma evidentemente no)che non si presentava agli esami."Fingere di fare Medicina gli richiedeva uno zelo e un'energia pari a quelli di cui avrebbe avuto bisogno nel farla davvero".

In questo momento storico in cui i social fanno da protagonista nelle reti di relazioni, se una persona sceglie di non averli e non ha una rete solida di affetti reali e fisici, la solitudine la si avverte, eccome! Non dovremmo stupircene.
Qualche sera fa ne parlavo con un'amica davanti ad una birra, lei mi diceva che immaginarsi senza social le dava un senso di alienazione, parola forte, sensazione di non esistere, frase fortissima. Io le raccontavo che nel momento in cui ho rinunciato a tutti i social, il giorno del mio compleanno non ho ricevuto auguri(se non dagli stretti)ed è stato durissimo come impatto.
C'è da riflettere su questo, non solo da inorridire sull'accaduto del libro, parlandone con orrore e tenendolo a distanza come se non ci riguardasse.

Dovremmo distaccarci dal pensiero binario: bianco/nero, buono/cattivo, onesto/bugiardo, penso che in ognuno di noi esistano sfumature, varie possibilità di  comportamento in varie situazioni, la differenza la fa la parte a cui decidiamo di dare spazio e che scegliamo di nutrire.

mercoledì 26 marzo 2025

Rem tene, verba sequentur

Se un giorno fossi entrata in libreria, lasciandomi ispirare dai libri, non lo avrei comprato.
In una serata di diluvio, mi sono ritrovata alla sua presentazione e la scelta è stata una SCELTA.
La magia è partita ancor prima che Wu ming 1 aprisse bocca, giocando con gli affetti con cui ero al tavolo per cercare di capire chi potesse essere, dare un volto a questo anonimo scrittore. Non era nessuno di coloro che ipotizzavamo, anzi ha scardinato completamente l'idea che ci potevamo esser fatti. Dopodiché, ha iniziato a parlare ed è stato estasiante. È brillante, ha un'ironia seria ed intelligente e parla molto bene in italiano,sceglie con cura le parole da usare, ad una velocità inimmaginabile.
La bellissima serata si è conclusa con la fila per farsi autografare il libro. Wu ming 1 non scrive il suo nome, con una dedica anonima, ma armato di pennellino inchiostro e timbri, realizza un'opera d'arte.

Le tematiche trattate sono varie: la Resistenza, Ventotene (che torna attuale), il Covid e I suoi strascichi. La maternità, la crisi climatica, I rapporti familiare, l'amicizia.

Mentre leggo questo libro, ho immaginato tutti i lettori come me, con il motore di ricerca sempre accanto per gli infiniti spunti. Nomi, avvenimenti, libri, musiche, con la piena consapevolezza che il reale si mischia alla fantasia e quindi non tutto vero ed esistente. In diverse occasioni mi sono detta:"di sicuro questo Wu Ming 1 lo ha inventato", poi con sorpresa ne constatavo l'esistenza (come per esempio la Repubblica di Bosgattia) o che effettivamente esiste un portale VegAdvisor.

Il libro ha come sfondo il Delta del Po, fiume un tempo possente che nell'estate 2022, per la crisi climatica è ridotto a un rigagnolo. "Da noi, nei nostri dialetti, si dice "Po" senza l'articolo, quasi fosse una persona: "se si alza Po".
La storia si muove fra piani e sottopiani temporali  il 2022 e il 1969. Nel 1969 si rimembra la resistenza, ma aggiungerei anche un piano futuro figlio di scelte scellerate presenti. 

Ilario Nevi, partigiano, attivista per l'ambiente e artista muore nel 2022.
Alla sua morte, la nipote Antonia Nevi eredita soldi, una casa e tanti segreti che riguardano l'amato defunto. Antonia, è una geografa "quando mi chiedevano di che mi occupassi e io rispondevo che ero una geografa, spesso seguiva un'altra domanda: "In che senso?", o "cioè?", oppure "sarebbe a dire?"".

Da brava geografa ed amante della ricerca, inizia un'indagine nell'intricato groviglio di segreti ed esistenze, accompagnata dal marito Sonic, con un rapporto in crisi dovuto ad un dolore che li accomuna, ma vissuto in solitudine. I molti personaggi, spesso femminili, si muovono e fluiscono al ritmo del grande fiume, il vero protagonista.

Mentre ci si perde in queste pagine. La siccità e l'afa che abita le nostre estati, la senti addosso: "Ogni giorno la percezione della crisi climatica era ricondotta a discorsi sul tempo, inteso come weather, tempo-che-fa in un certo territorio. Verità parziali come quelle dei meteorologi, una volta immesse nei media, diventavano fattoidi, riempitivi semiotici, infine spazzatura verbale: l'anticiclone delle Azzorre, l'anticiclone africano, El Niño, La Niña...Tutto era addomesticato,  legato a contingenze, spiegato solo con fenomeni prolungati ma passeggeri."

Una descrizione dei luoghi del delta ferrarese attenta, luoghi natali di Wu Ming 1, che analizza con amore e profondità, perché non è detto che conosciamo la natura dei luoghi che abitiamo. La crisi climatica ci spingerà tutti a dover studiare i nostri territori, a capire cosa ci scorre accanto o sotto e che è stato cementificato. Mi è tornata alla mente una frase di Brecht: "Tutti vedono la violenza del fiume in piena, nessuno vede la violenza degli argini che lo costringono."
Me la ripetevo costantemente durante l'alluvione a Genova, città che vivevo in quel momento:
"Il territorio ad est di Ferrara è in gran parte sotto il livello del mare, perciò sempre a rischio di tornare sommerso.(...)oggi lo scioglimento dei poli gonfia i mari del mondo, compreso l'Adriatico, che giorno dopo giorno si mangia la costa e risale i fiumi. Si stima che da qui al 2100 possa alzarsi fino a centoquaranta cm, con conseguente ingressione nell'entroterra, anche di decine di km."

Mi sono permessa di fare questa recensione se "Si parva licet".

Parole nuove imparate: allura, golena, ridanciana, iconemi, eponimo, pareidolia, desco, galaverna, eoni, cogitabondo, aviolanci,neopicaresco, eerie,  obtorto collo,promenade, confianza, prosodico, anacoreta, eulogia,cascami, liminali, berserker, inane, scarezzo,norreno e con stupore spregio(perché nella mia vita erroneamente ho sempre detto sfregio).
Me le sono segnate, perché come diceva Don Milani: "ogni parola che non impari oggi è un calcio nel culo domani".