mercoledì 10 dicembre 2025

La differenza tra noi e loro è un tiro di dadi riuscito bene.

Questo libro corale mi ha mosso molte emozioni.
Innanzitutto perché anche io lavoro in un reparto di psichiatria d'urgenza ed anche perché ho studiato a Genova, lì dove si ambientano queste storie. Come stile mi ha ricordato molto "Antologia di Spoon River", o potrebbe benissimo essere una di quelle ballate di De André con questi frammenti di vite segnate (in questo caso)dal dolore della patologia mentale.
Cambiano solo i nomi, ma ho rivisto molti miei pazienti ed immediatamente hanno preso il loro volto e la commozione è stata irrefrenabile, un fiume in piena.
La ricordo anche io la sensazione provata la prima volta che ho varcato la soglia di due porte blindate che si aprono solo con un telecomando in nostro possesso. Il rumore metallico dell'apertura e lo sbattere massiccio della chiusura. Al contrario del Dott. Milone però non è il potere di possedere quella chiave che mi destabilizza e che rende il reparto chiuso totalmente, la chiave che mi fa entrare in crisi quotidianamente(e credo che non mi ci abituerò mai fino alla fine dei miei giorni lavorativi)è quella della contenzione...per l'appunto, l'arte di legare le persone.
I protagonosti di questo libro sono i pazienti del dottore che fluiscono, ognuno con la propria storia. Un'altra protagonista importante è Genova e i suoi abitanti. La superba, con i suoi vicoli piccoli "con quei grattacieli del Medioevo alti otto piani. Si sale per scale strette, dove si passa a malapena con le spalle e bisogna chinare la testa. I gradini girano come budelli nella pancia del palazzo, senza pianerottoli".Il suo mare:"perché mi piace il mare?Lontano dal mare ci sono scocciatori intorno a te per trecentosessanta gradi. Davanti al mare solo per centottanta. Il resto è acqua." I genovesi con il loro mugugno. "Il mugugno ha i suoi canoni, è musica popolare. È un blues laico, che parla della fatica dell'uomo, ma non cerca nessuna salvezza".

Premessa doverosa prima di ciò che scriverò: io amo il mio lavoro, ogni singolo paziente incontrato fa parte di una specie di famiglia d'anima. Sono sempre felice di andare da loro e non c'è nessun altro luogo dove vorrei essere (ovviamente lavorativo).
La bellezza di questo libro è esser riuscito a portare un mondo trincerato al di fuori.
È vero, profondo e duro, ma in un reparto di psichiatria non c'è molto spazio per la poesia o meglio ha pochi scorci.  In urgenza si curano le acuzie ciò significa urla, sputi, calci, pugni e capelli che ti vengono tirati. Ciò significa esser chiamata nei peggior modi e dopo qualche giorno essere ringraziati per le cure prestate. Passi dall'affezionarti ad un paziente a dedicargli ascolto  e il giorno dopo stare male perché vieni accolta con indicibili offese, con gli occhi spiritati e la rabbia che attraversa il corpo. Significa danzare quotidianamente con l'imprevedibilitá degli eventi, significa cercare di bloccare in 4 o 5 colleghi degli energumeni spesso il doppio della nostra corporatura e spesso farsi male.
Significa trovare le storie di chi ha tentato d'impiccarsi, gole e polsi tagliati, chi ha tentato di spiccare il volo, chi ha corso nudo nel centro della città, chi ha bevuto l'acido devastando l'esofago e rinunciando per sempre ad uno dei piaceri più grandi della vita. Significa durante la notte vedere sfilate continue di insonni su e giù per i corridoi su strade che non portano da nessuna parte. Significa vedere persone che si danno capocciate, chi si è cavato da solo gli occhi, chi urla continuamente, chi si sente Hitler e abbozza anche un ridicolo baffetto. Chi mangia le proprie feci e beve le proprie urine, chi è in gravidanza isterica avuta con persone immaginarie e che trascorre una notte intera ad urlare perché è in travaglio. Chi sente le voci, chi vede le persone immaginarie, chi viveva in casa con la mamma deceduta da giorni. Pazienti che si picchiano tra loro e devi separarli e le prendi. Pazienti con deliri mistici che si sentono Gesù e gli altri li seguono. Pazienti che pensano di avere super poteri come teletrasporto o telecinesi. Braccia tagliuzzate con le lame, con cicatrici di anni che disegnano un quadro di dolore.
Schizofrenici, bipolari, depressi, borderline, con disturbi dell'alimentazione, tossici, alcolisti, autolesionisti,mitomani, potomani che arrivano a bere piu di 10litri di acqua al giorno,catatonici, crisi di conversione, crisi pantoclastiche, disturbi ossessivi compulsivi,  personalità multiple, omicidi con deliri psicotici. Anime in pena, un inferno di dolore e solitudine, stigma, rassegnazione nel non essere capiti e  accettati dalla società.

I film, la chaise long, le stanze calde e confortanti con la luce soffusa e le librerie di legno stracolme di libri, le bellissime conversazioni che s'instaurano e la fiducia. I pazienti calmi e tranquilli che fanno discorsi molto articolati e profondi, la compliance terapeutica, Freud e Jung e l'interpretazione dei sogni sono cose molto affascinanti, bellissime e che avvicinano- sull'uscio -con la giusta distanza- la popolazione al tema, ma che NON riguardano lontanamente il reparto di psichiatria.
Io direi piuttosto come avrebbe detto De André "Se non sono gigli, son pur sempre figli, vittime di questo mondo".

martedì 2 dicembre 2025

L' educazione delle farfalle

Mi ha fatto molta compagnia soprattutto durante i miei turni notturni, anche se lavorando in psichiatria questo carico di tensione non è stata una scelta saggia.
Carrisi per me è sempre una garanzia, alcuni mi piacciono molto, altri meno, ma in linea di massima riesce sempre a tenermi incollata sulle pagine.
Lui rappresenta anche un misurare la mia imparzialità, perché ascoltandolo nelle interviste ed essendo concittadina, non m'ispira simpatia, anzi, ritengo che spesso le parole scelte facciano emergere la borghesia di provenienza. Questo però non intacca il mio giudizio letterario.
Questo libro è principalmente un libro sulla maternità e per questo doloroso.
Serena è una donna d'affari che vive a Milano e che definiscono "lo squalo biondo". I suoi obiettivi riguardano la carriera e l'ascesa al potere, si muove tra rapporti occasionali e amicie fatte di aperitivi e superficialità. Poi qualcosa nei piani cambia e lei aspetta un piccolo esserino che decide da solo e pretende di venire al mondo.
Un giorno nella vita di Serena cambia ogni cosa e precipita in un dolore e incubo che nessun essere umano dovrebbe provare.
Se avete bisogno di una storia che vi incolli alle pagine, come sempre ci è riuscito.

giovedì 20 novembre 2025

Barba Non facit philosophum

Il titolo e la copertina di questo libro mi avevano colpita molto, ma "Barba non facit philosophum".
Non mi è piaciuto per nulla.
Il libro è raccontato come se fosse un copione teatrale, questo potrebbe essere anche una scelta interessante dato che la protagonista è un'attrice teatrale, ma in questo caso, l'io narrante esterno ai personaggi descrive la scena, i luoghi, il pensiero(tutto e troppo) e sembra di osservare da dietro un vetro i protagonisti che recitano, non vivono, senza mai essere immersi nella storia.

Una famiglia snob composta da un'attrice trans cinica ed antipatica, sposata con un avvocato gay e infedele, e con un bambino adottato. Nessun personaggio ha dei nomi, ma vengono identificati con il loro ruolo professionale,familiare e sessuale. Sicuramente (simbolicamente) sarà stata una scelta forte per sottolineare le etichette che la società ci attribuisce. Però a lungo andare l'ho trovato disturbante, noioso e crea un distacco dai personaggi ai quali non ti affezioni mai.
L' attrice è diventata famosa e vive con la famiglia in una grande casa in città, tra lusso e agi. Vini costosi, vestiti firmati(solo gli oggetti- tutti di marca-in questo libro hanno un nome, lo trovo ripugnante)la descrizione di un mondo frivolo, vacuo, il nulla che avanza.
La storia si svolge in un weekend trascorso a casa dei genitori dell'attrice dalle umili origini che vivono fuori città, in un paesino e che la famiglia va a trovare. Da qui l'esplosione di varie sensazioni, passate e presenti, fra gelosie, amore, risentimento, tradimenti e promiscuità taciuta o urlata con isteria e distruzione di oggetti costosi. Narra di come i personaggi vivono delle gabbie autoinflitte come il matrimonio, la famiglia e i figli.

Non ho il taboo del sesso, ma leggendo che viene definito un libro erotico mi sono posta delle domande poiché  io non l'ho per nulla sentito tale, anzi, l'ho trovato spesso forzato ed inutilmente volgare.

Due stelle una per i temi trattati, perché è importante sentire una voce che indubbiamente li vive. Non avevo riflettuto mai su come spesso gli omosessuali abbiano difficoltà a vivere rapporti con un trans(in quanto non riconoscono la loro parte femminile o come dice Camila Sosa Villada "femminilizzata"). Quindi, immagino complessi le relazioni o la ricerca dell'amore per entrambi. L'altra stella per i monologhi finali.
Tolte le tematiche e la sensibilità verso esse, per mio gusto personale, penso che la letteratura sia altro.

martedì 11 novembre 2025

L'assenza di parole per esprimere il dolore non è assenza di dolore.

Scrive davvero bene. Profondo, con dialoghi serrati, simile a Roth. Mi sono chiesta se gli scrittori ebrei hanno un qualcosa di simile nel giocare con le parole.
Realmente questo libro mi è piaciuto? e da questo quesito sono scaturite varie riflessioni su come è cambiato il mio essere lettrice.
Quando ero più piccola indubbiamente mi doveva colpire il modo di scrivere, ma una cosa che amavo era scoprire qualcosa che non conoscevo. Una parola, un aneddoto, una storia e subito diventava un libro meraviglioso.
Ora, crescendo, con il tempo che acquista un valore diverso, come dice appunto Foer: "Più si invecchia più diventa difficile rendere conto del tempo. I bambini chiedono:"siamo arrivati?" Gli adulti:"Come abbiamo fatto ad arrivare così in fretta?". In un modo o nell'altro, era tardi. In un modo o nell'altro,  le ore erano andate da qualche parte." alcune cose non bastano più.
La scoperta in questo libro è l'Enantiosemie: "parole che sono il contrario di sé stesse. Si spolvera una torta con lo zucchero, ma quando si spolvera un mobile, la polvere viene tolta. Tirare un sasso vuol dire lanciarlo, ma tirare una corda vuol dire portarla verso di sé. Una Matita spuntata è senza punta, ma quando spunta la barba, la punta viene fuori. Una porta sbarrata è chiusa ma gli occhi sbarrati sono aperti."

Il titolo "Eccomi" è una parola molto forte. Esprime la presenza e la disponibilità ad una chiamata. Parla dell'esserci, ma come gli altri si aspettano che siamo, non realmente noi. La storia narra della famiglia Bloch, degli ebrei che vivono in America. Narra della quotidianità, di frustrazioni, distanze, non detti, non presenze, della crisi coniugale tra Jacob e Julia. Di come la religione influenza la vita dei personaggi ogni giorno,  e della differenza di essere un ebreo che vive in Israele rispetto ad altri luoghi. Parla del conflitto.  Piccole "catastrofi" familiari con lo sfondo di grandi catastrofi mondiali.

"Julia rimase incinta di Sam. Poi di Max. Poi di Benji. Cambió il suo corpo, ma non il desiderio di Jacob. Fu il volume delle cose che si tenevano dentro a cambiare. "
"Le loro vite interiori erano schiacciate da tutto quel vivere: non solo per il tempo e l'energia richiesti da una famiglia di cinque persone, ma per i muscoli che erano costretti a potenziarsi e quelli costretti ad atrofizzarsi."
Un bel libro, scritto davvero bene, ma per la lunghezza in rapporto a ciò che mi ha lasciato, un pó mi sono chiesta dove siano andate le mie ore.

giovedì 21 agosto 2025

Questo libro è come una birra lager

Questo libro è scorrevole, si fa leggere e fluisce. Mentre lo leggevo, da grande bevitrice mi ha fatto pensare ad una birra lager. Beverina, ne puoi bere molte senza sentire l'ebbrezza che arriva, scorre tra le chiacchiere con gli amici al tavolo di un pub.
Ma è quella che prendo se non c'è molta scelta, non è quella che ti svolta la serata.

Indubbiamente scritto bene, troppo perfetto e costruito in ogni tratto, questo determina poca naturalezza nei dialoghi e nei rapporti tra i personaggi abbastanza stereotipati.
La storia, o meglio le varie storie che vengono raccontate, partono tutte da un evento drammatico accaduto su una spiaggia. Le due cugine Betta e Miriam in una notte d'estate vengono violentate e una delle due muore, mentre Miriam sopravvive, con la morte interiore.
Miriam non parla mai a nessuno della sua presenza quella notte e nessuno si ricorda di lei,  e pian piano inizia a scomparire e a chiudersi in se stessa. A nessuno viene mai di chiedersi nulla, ognuno stretto nel proprio dolore e indifferenza.
Un libro sull'incomunicabilitá del dolore grande, sul preferire non porsi domande perché le risposte sarebbero troppo devastanti da accettare. Su come si avverte, quando capita qualcosa di doloroso, che ci sia una linea netta tra un prima e un dopo e sul come quel dopo sia atroce per il silenzio che piomba, su come tutto svanisce perché la vita va avanti senza lasciare alcun danno apparente.
Un libro pregno(troppo) di temi, invece scrittori che io adoro mi hanno insegnato che si può scrivere un capolavoro, pur non mettendo tanta carne al fuoco con semplicità.
Non penso di aver perso tempo e lo consiglierei senza dubbio perché è un bel libro(nonostante il finale alla harmony), ma continuo a preferire una bella, fresca e media IPA.

sabato 17 maggio 2025

QUESTO POPOLA HA GIÀ ESPIATO IL PASSATO E L'AVVENIRE

Quando scrivo la recensione di un libro, procedo in parallelo con la lettura. Di questo libro è stato impossibile.

Ho scritto, cancellato, riscritto, nuovamente cancellato, ho anche provato disagio nei confronti di chi mi avrebbe letto, perché non sarebbe stata onesta qualsiasi cosa avrei scritto. Per non raccontare troppo, sarebbe stato tutto "una grande menzogna".

Il libro è diviso in tre parti. La guerra. Un paese non precisato, la città di K. Due gemelli che vengono affidati, dalla mamma in fuga, alla nonna.
Due bambini che restano nel cuore per la generosità,  l'intelligenza e l'acume nonostante il brutto che li circonda.
Non soccombono al fatto che "la guerra ha reso tutti avari ed egoisti", ma condividono quello che hanno e con ingegno trovano i modi per procurarselo e offrirlo a chi ha bisogno.
Un racconto duro, smorzato dal fatto che a raccontarlo siano due bambini, due corpi un'unica persona. La fame, la guerra scatena l'esigenza di soddisfare i bisogni primari, senza nessuna umanità. E quando le persone hanno fame sono disposte a tutto pur di sopravvivere, senza dignità, senza nulla dei valori più alti che ci rendono umani.

Nel primo, il racconto è narrato in prima persona plurale (essendo gemelli) ed è del tutto singolare. Non sappiamo i loro nomi e nei vari avvenimenti loro si muovono come un'unica persona. Nel secondo libro, gli eventi sono narrati da Lucas uno dei due ed è come se nella loro separazione hanno iniziato ad avere una personalità a prescindere dall'esistenza dell'altro.
Il terzo è impossibile commentarlo, si chiama "la terza menzogna" ed è una spiegazione di tutta la storia ed è narrato da Claus, l'altro.

Sono stordita da questo libro che comunque ritengo un capolavoro. Ad ogni modo questa mia recensione è una grande menzogna, l'unica cosa vera che posso dire è che riesce a narrare la guerra e come a pagarne le spese più grandi siano i bambini. Narra la condizione di esilio, l'amore per la propria terra, per la scrittura e la lettura che salvano sempre, quello che forse ha provato l'autrice Agota Kristof.
Questo libro è molto vero e di conseguenza crudo e duro, come solo la vita riesce ed esserlo, non poteva essere altrimenti, perché è scritto sulla carne.

venerdì 2 maggio 2025

Philip Roth: Il Teatro di Sabbath. Tradito dal sogno dell'infinità o dal fatto della finitezza

La colonna sonora di questo libro è stata Planet Caravan dei Black Sabbath.
Inevitabile l'associazione con il nome, mentre la canzone è arrivata da sola, forse perché il tema di questo libro per me è la morte in varie forme e questa canzone mi ci fa pensare.
Confermo che la sua scrittura mi devasta e ci sono passaggi che resteranno per sempre dentro di me.
Il maialesco Sabbath faceva il burattinaio nel teatro degli Indecenti(quale miglior nome), la sua carriera viene stroncata dall'artrite alle mani e da uno scandalo. È sposato in prime nozze con Nikka e seconde nozze con Roseanna "che si ammazzata di alcol per due motivi inoppugnabili: tutto quello che non era successo, e tutto quello che invece era successo." ed ha un'amante Drenka(che ho immaginato come Marisa Laurito), con forme soffici ed accoglienti.

Da burattinaio nel lavoro e nella vita,amante e maestro di inganni, artefici e irrealtà a burattino con i fili mossi dal dolore.
Ho provato pena e tristezza per quest'uomo così triste e solo, che per "sfuggire alla tirannica cupezza della madre- e il patetico avvilimento di suo padre" porta allo stremo eccessi e perversioni, forse per sentirsi vivo per pochi istanti.

Mickey Sabbath un tempo è stato felice, in una casa con una mamma fischiettante e premurosa, fino alla morte del fratello Morty.
C'è stato un tempo eppoi "niente più torta alle mele, niente pane con i datteri e le noci, niente sformati: tornando da scuola non trovava più niente a cuocere in forno".
C'è stato un tempo in cui "c'era un gennaio, febbraio, marzo, aprile, maggio, giugno, luglio, agosto, settembre, ottobre, novembre, dicembre. E poi gennaio. E poi un altro gennaio, la scorta dei gennai non finiva mai, e dei maggi, dei marzi. Avevano l'infinità. E lui era cresciuto a infinità, e mamma...erano una cosa sola.
Sabbath è stato tradito "dal sogno dell'infinità o dal fatto della finitezza".