martedì 11 novembre 2025

L'assenza di parole per esprimere il dolore non è assenza di dolore.

Scrive davvero bene. Profondo, con dialoghi serrati, simile a Roth. Mi sono chiesta se gli scrittori ebrei hanno un qualcosa di simile nel giocare con le parole.
Realmente questo libro mi è piaciuto? e da questo quesito sono scaturite varie riflessioni su come è cambiato il mio essere lettrice.
Quando ero più piccola indubbiamente mi doveva colpire il modo di scrivere, ma una cosa che amavo era scoprire qualcosa che non conoscevo. Una parola, un aneddoto, una storia e subito diventava un libro meraviglioso.
Ora, crescendo, con il tempo che acquista un valore diverso, come dice appunto Foer: "Più si invecchia più diventa difficile rendere conto del tempo. I bambini chiedono:"siamo arrivati?" Gli adulti:"Come abbiamo fatto ad arrivare così in fretta?". In un modo o nell'altro, era tardi. In un modo o nell'altro,  le ore erano andate da qualche parte." alcune cose non bastano più.
La scoperta in questo libro è l'Enantiosemie: "parole che sono il contrario di sé stesse. Si spolvera una torta con lo zucchero, ma quando si spolvera un mobile, la polvere viene tolta. Tirare un sasso vuol dire lanciarlo, ma tirare una corda vuol dire portarla verso di sé. Una Matita spuntata è senza punta, ma quando spunta la barba, la punta viene fuori. Una porta sbarrata è chiusa ma gli occhi sbarrati sono aperti."

Il titolo "Eccomi" è una parola molto forte. Esprime la presenza e la disponibilità ad una chiamata. Parla dell'esserci, ma come gli altri si aspettano che siamo, non realmente noi. La storia narra della famiglia Bloch, degli ebrei che vivono in America. Narra della quotidianità, di frustrazioni, distanze, non detti, non presenze, della crisi coniugale tra Jacob e Julia. Di come la religione influenza la vita dei personaggi ogni giorno,  e della differenza di essere un ebreo che vive in Israele rispetto ad altri luoghi. Parla del conflitto.  Piccole "catastrofi" familiari con lo sfondo di grandi catastrofi mondiali.

"Julia rimase incinta di Sam. Poi di Max. Poi di Benji. Cambió il suo corpo, ma non il desiderio di Jacob. Fu il volume delle cose che si tenevano dentro a cambiare. "
"Le loro vite interiori erano schiacciate da tutto quel vivere: non solo per il tempo e l'energia richiesti da una famiglia di cinque persone, ma per i muscoli che erano costretti a potenziarsi e quelli costretti ad atrofizzarsi."
Un bel libro, scritto davvero bene, ma per la lunghezza in rapporto a ciò che mi ha lasciato, un pó mi sono chiesta dove siano andate le mie ore.

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