venerdì 6 dicembre 2024

Mein Kampf:una lettura per antidoto

Leggere questo libro è stato innanzitutto un esperimento sociale.
L'approccio della gente è stato il più disparato, da chi ha pensato che le mie idee tendessero verso questa strada e si è lasciato andare a confidenze scioccanti(come l'avere un busto di Mussolini in casa)e quindi si sentiva capito, a chi era deluso perché con tutti i libri che esistono nel mondo da leggere, lo valutava una perdita di tempo. (Senza considerare che nella vita ho letto anche Desiati, Volo e alcuni premi strega che se non sono perdita di tempo anche quelli, non so cosa siano, però è tollerato perché non sono stati scritti da 'mostri'). C'è anche chi lo ha ritenuto intelligente.
È servito a me per misurarmi.
Ho capito quanta ancora è lunga la strada per la riappropriazione di me stessa.
L'ho capito dall'imbarazzo, dal chiedermi costantemente se fosse giusto leggerlo, dal non riuscire a portarlo in giro. Ovunque lasciavo il libro era sempre girato, per non far vedere la copertina o il titolo perché seppur letto da pochi è conosciuto da tutti.
Il momento politico che viviamo non è dei migliori, ciò non giustifica il mio imbarazzo perché l'unica motivazione che mi ha mossa è l'amore per la conoscenza e il non "farmelo raccontare."
Mi sono domandata come reagirei(nella mia testa) se in biblioteca, sull'autobus, in sala d'attesa, vedessi una persona che lo legge? Probabilmente avrei avuto un pensiero superficiale anche io, relegandolo a fanatismo ideologico. Non lo so, eppure mi sono sempre innervosita quando qualcuno ha giudicato dal titolo o l'argomento la possibilità di parlare o di leggere un libro...lo so è diverso, perché in questo caso, a valle sappiamo cosa è accaduto per mano di quest'uomo e fa inorridire.
In sostanza potrei provare lo stesso ribrezzo che provo quando vedo Di Canio con il suo saluto romano e i suoi tatuaggi?
No e mi sono risposta LEGGENDO.
Ho capito che se questo testo fosse stato sfogliato al tempo a livello internazionale dai più della terra, probabilmente ciò che è accaduto si poteva evitare. Questo libro Hitler lo ha prodotto in carcere,  mentre scontava la pena per il putsch di Monaco(prima di Pinochet il golpe si chiamava putsch) e tutte le nefandezze dovevano ancora accadere,ma è scritto tutto lì ciò che desiderava compiere. (Come ha detto Barbero in un podcast, il primo politico -purtroppo in questo caso-che rispetta un programma).

Ho capito che è stato fallimentare renderlo una macchietta agli occhi nostri per cercare di esorcizzare il male, non farci percepire realmente ciò che lo ha indotto che è molto più complesso dello sminuire con "perché gli ebrei erano ricchi"motivazione che mi è stata data a scuola e che non mi ha mai ben convinta. Quando di lui e di un popolo si parla come di folli, quando ci si chiede come abbia potuto un popolo seguirlo(mi verrebbe da chiedermelo anche di Trump), si rischia di minimizzare la situazione complessa. Io stessa erroneamente ho sempre pensato fosse un coglioncello folle con i baffetti, ed invece non lo era. Vi stupirà scoprire che non era per nulla antisemita, anzi, non sopportava i giornali che perseguivano questa linea (era molto diffuso l'antisemitismo in Austria agli inizi del Novecento). Sminuire è un pó quello che hanno fatto a livello internazionale, lasciarlo fare, lui alzava sempre più l'asticella e non intervenivano mai.
È facilmente visibile quotidianamente  e quindi condivisibile, come le masse si leghino di più davanti ad un concetto di odio, davanti ad un capro espiatorio e questo è rapportabile a tutti i tempi e le tematiche. Hitler capi e sottolineó l'importanza della massa: " comprese la straordinaria mediocrità della volontà combattiva dei circoli 'borghesi', per via della loro rendita economica che portava il singolo al timore di perdere la propria posizione e che lo spingeva a defilarsi dall'agone politico. In generale una visione del mondo ha speranza di successo solo se la grande massa è disposta a rappresentare  la nuova dottrina e a ingaggiare la lotta necessaria."
Vienna ha inciso molto sulle sue scelte. Valutando la situazione politica maturò un avversione nei confronti dell'impero asburgico, ma anche del Parlamento(in Austria chiamato Reichsrat) istituzione che prima lo interessava.
Da grande osservatore quale è stato, iniziò a frequentarlo e cito testualmente: "il contenuto intellettuale delle proposte era di un "livello" veramente avvilente. Una massa selvaggia gesticolante che sbraitare in maniera disordinata..."(...) alcune settimane dopo tornai nel Reichsrat e il quadro era mutato. La sala era vuota. Si dormiva negli scranni inferiori. Bastó un anno di silenziosa osservazione per cambiare o eliminare del tutto la mia precedente opinione sulla natura dell'istituzione parlamentare."
Prosegue che è grato di aver analizzato la questione a Vienna, perché se all'epoca fosse vissuto in Germania, a Berlino, probabilmente sarebbe finito nel campo opposto(lui è grato noi molto meno considerando gli eventi).
Leggendo la sua biografia, mi è chiaro come la miseria, la fame, il dolore, la frustrazione spesso se convogliono nei percorsi sbagliati che sono quelli della rabbia,  montano e generano dei mostri. Se poi chi lo vive, a quanto pare ha virtù oratorie, il risultato è nefasto.
Ciò che lo spinse a fare politica fu la frustrazione e umiliazione che provò alla fine della guerra e per un'infezione agli occhi che lo costrinse a restare in un lazzaretto per lungo tempo. Si guardava attorno e  l'indignazione , la tristezza per la morte di tanti amati commilitoni, l'idea che il Keiser Guglielmo II, aveva teso la mano conciliante al marxismo, lo convinsero..doveva fare politica! (Nelle note spiega che Hitler sposava la tesi clausewitziana che la politica fosse la prosecuzione della guerra con altri mezzi e un presupposto necessario per la futura rivincita militare.)
È un periodo dove Hitler acquista consapevolezza delle sue capacità oratorie e viene a conoscenza degli scritti di Gottfried Feder e della sua critica nazionalpopolare al capitalismo borsistico e speculativo.
Hitler fu un grande lettore ed ovviamente conosceva alla perfezione il potere che esercita la lettura. Il 10 maggio diede avvio alle Bücherverbrennungen i roghi dei libri, vennero dati alle fiamme decine di migliaia di volumi, perché la conoscenza è un'arma pericolosa ed in questo aveva assolutamente ragione.
Non leggerlo, censurarlo, rendere un reato il possederlo(come avviene in Cina, Israele e Austria)significa che la sua logica vince. Dopo la morte di Hitler i diritti d'autore del libro divennero proprietà dello stato della Baviera, che però non ne autorizzò mai la pubblicazione in Germania. Allo scadere dei diritti d'autore nel 2015, è stata pubblicata una nuova edizione commentata (lo trovo molto intelligente, degno di come affrontano i tedeschi questa questione storica).
La vera rivoluzione è conoscere, anche se si tratta di cose che ci fanno paura, ribrezzo e orrore, utile per capire le radici di tutti i populismi e di sicuro cosa lo ha indotto a tutto l'orrore effettuato.
Se io lavorassi in una libreria o biblioteca ogni 10 maggio organizzerei un evento con letture di tutti gli scrittori presenti in quei roghi. Informandomi, ho visto che lo hanno fatto, ma io lo farei in ogni luogo, in tutta Italia se non nel mondo, eventi virali.
Conoscere ci rende forti, consapevoli e sicuramente capaci di contrastare ogni possibile minaccia attuale.
Ho ascoltato vari podcast e ho scoperto che Stefano Massini ha fatto uno spettacolo teatrale su questo testo. Consiglio si ascoltare i suoi podcast e al salone del libro ha fatto un passaggio molto interessante. Partendo da come Hitler ha compreso l'importanza di parlare alle masse, alla bile e non alla testa. Alle masse bisogna parlare come a dei bambini, indirizzandole, facendo capire dov'è il giusto e dove lo sbagliato, senza paroloni. " la forza capace di azionare le grandi valanghe storiche religiose e politiche fu sempre il potere magico della parola parlata. La grande massa popolare è soggetta soprattutto alla forza del discorso. Tutti i grandi movimenti sono movimenti popolari, sono eruzioni vulcaniche di passioni umane e di sentimenti psicologici, smossi dalla crudele dea della miseria o dalla fiaccola attizzata della parola lanciata in mezzo alla folla, non certo effusioni gassose di letterati e di eroi salottieri estetizzanti."(...)per ragioni psicologiche, non bisogna mai indicare alla massa due o più avversari alla volta(perché così si disintegra la sua forza combattiva)".
Massini spiegava di come è mutato tutto lo scenario politico post novecentesco, il modo di dialogare, la banalizzazione e scarnificazione dei contenuti e della politica e raccontava di un discorso recente di Trump che diceva su per giù che in America ci sono molte persone cattive a cui faremo tanto male.

Consiglio di approcciarsi sempre con apertura alla conoscenza, non è uno spreco di tempo è la storia è stato il nostro "passato", e come è scritto sulla quarta di copertina "Scoprire che il 'male' non è metafisico o folle, ma terribilmente umano, forse troppo umano".
Hitler divideva i lettori in tre categorie: 1)quelli che credono a tutto ciò che leggono; 2)quelli che non credono più a niente; 3)quelli che esaminano criticamente ciò che leggono e poi lo giudicano. Inutile stare a specificare che il gruppo più importante e che preferiscono i potenti è il primo. Io non voglio essere questo e voi?

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