giovedì 8 agosto 2024

Pastorale americana, il capolavoro di Philiph Roth

Pastorale americana è un capolavoro. Il protagonista Seymour Levov è un uomo ricco, bello e di successo. È la classica rappresentazione americana che rincorre il sogno effimero e materialista come una moglie bellissima, premurosa e possibilmente dietro i fornelli, una casa di pietra a più piani, più di quanti sono i componenti, con un giardino, un'altalena e dei figli da farci volare sopra tutti sorridenti educati obbedienti e amorevoli. 

Il libro è narrato dalla voce di Nathan Zucherman, il tradizionale alter ego di Philiph Roth. Diventato uno  scrittore di successo e dai tempi della scuola ammaliato dalla figura di Levov chiamato "Lo svedese" a causa del suo aspetto. 
Nella fase iniziale del libro, Roth c'introduce alla vita adolescenziale dei personaggi, iniziamo a conoscerli.
"Lo Svedese" è il classico bello, seducente e sportivo è ebreo e s'innamora di Dawn Miss New Jersey una bellissima ragazza irlandese e cattolica. È un ragazzo sempre gentile, sempre accondiscendente, mai una parola fuori luogo: "Al posto dell'anima, ha l'affabilità: quest'uomo la irradia da ogni poro. Per se stesso ha ideato un incognito, e l'incognito è diventato lui."
Agli inizi del libro, Zucherman si reca ad una rimpatriata con la classe "[...] Dopo tutto, quello che chiamiamo "il passato", quando ci s'incontra in queste occasioni, non è un frammento del passato. È il passato inesploso: non si ripesca nulla, proprio nulla. È nostalgia. [...]" e incontra il fratello dello Svedese Jerry Levov, che gli racconta la storia di vita di suo fratello e ne resta colpito: "L'immagine che abbiamo l'uno dell'altro. Strati e strati d'incomprensione. L'immagine che abbiamo di noi stessi. Vana. Presuntuosa. Completamente distorta. Ma noi tiriamo dritto e viviamo di queste immagini."
Nell'immaginario di Newark, la città del New Jersey che abitano lo Svedese e Dawn, sono una famiglia perfetta e felice, ma con l'imprevedibilità che solo la vita riesce ad avere, accade qualcosa che determina il declino e la caduta di questa tigre di carta. 
Non voglio rischiare di dirvi troppo, ma cercherò di mantenermi il più possibile, anche se l'entusiasmo per questa lettura mi ha portata a seguire podcast e a voler sentire parlare continuamente di questa storia. 
Il declino parte dalla loro figlia Merry avuta da un matrimonio felice, ma ad un tratto quando la ragazza cresce qualcosa si rompe e tutto si sgretola. "E, nella vita di tutti i giorni, nient'altro da fare che continuare rispettabilmente ad avere l'enorme pretesa di essere se stesso, l'onta di essere, invece, solo la maschera di un uomo ideale."
È un libro sui rapporti, sull'incomunicabilità, sull'ipocrisia del sogno americano. La parodia dell'integrità umana, la distruzione di ogni dovere morale, un'analisi della società americana e del suo fallimento morale e umano e come  sfondo ha scelto la guerra in Vietnam una delle nefandezze storiche.
Con molta superficialità vi dico che non lo avrei acquistato perché il titolo non mi colpisce, mi sono anche interrogata sul significato di pastorale "Ed era solo una volta l'anno che si trovavano tutti insieme, e per giunta sul terreno neutrale e sconsacrato della festa del Ringraziamento, quando tutti mangiano le stesse cose e nessuno si allontana(...) una moratoria sui cibi stravaganti e quelle curiosi abitudini e sulle esclusività religiose, una moratoria sulla nostalgia trimillenaria degli ebrei, una moratoria su Cristo e la croce e la crocefissione per i cristiani. Una moratoria su ogni doglianza e su ogni risentimento per tutti coloro che, in America, diffidano l'uno dell'altro. È la pastorale americana per eccellenza e dura ventiquattro ore."
Ho deciso di leggere altro di Roth, mi piace il suo modo di scrivere, mi piace come tratta con delicatezza la miseria umana e come non salva nessuno, mi piace come spazia negli argomenti dalla religione alla politica, alla società alle varie sfaccettature dei personaggi.
Mi piace la descrizione dell'essere umano, il cercare di apparire in un modo che la maggior parte delle volte non ci rappresenta, ma lo chiede la società. L'avere dei pensieri o delle ferite e il non comunicarcele. 
"Lotti contro la tua superficialità, la tua faciloneria, per cercare di accostarti alla gente senza un carico eccessivo di pregiudizi, di speranze o di arroganza…; offri il tuo volto più bonario camminando in punta di piedi e l’affronti con larghezza di vedute da pari a pari e tuttavia non manchi mai di capirla male. La capisci male prima d’incontrarla, la capisci male mentre sei con lei; poi vai a casa, parli con qualcuno dell’incontro e scopri ancora una volta di avere travisato. Poiché la stessa cosa capita in genere anche ai tuoi interlocutori, tutta la faccenda è veramente una colossale illusione priva di fondamento, una sbalorditiva commedia degli equivoci. Come dobbiamo regolarci con questa storia che assume ogni volta un significato grottesco? Devono tutti chiudere la porta e vivere isolati come fanno gli scrittori solitari che creano i loro personaggi e poi li fanno passare per persone vere? Capire bene la gente non è vivere. Vivere è capirla male, capirla male e male e poi male e, dopo un attento riesame, ancora male. Ecco come sappiamo di essere vivi: sbagliando. Forse la cosa migliore sarebbe dimenticare di aver ragione o torto sulla gente e godersi semplicemente la gita. Ma se ci riuscite… Beh, siete fortunati."
Buona lettura

P.s. da ogni libro devo dire la parola scoperta o che pronunciavo in maniera sbagliata per tutta la vita, da questo libro apprendo che si dice Chierichetto e non chirichetto, come ho sempre fatto.